Con Pop Music si fa riferimento a uno stile musicale che trova le sue origini negli Stati Uniti a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 e nella musica rock ‘n’ roll. La Pop Music viene apprezzata inizialmente dagli adolescenti grazie alla sua ripetitività dei versi, orecchiabilità e facilità di comprensione, il cui scopo principale è quello di intrattenere, far cantare o far ballare la gente. Da definizione, infatti, la Pop Music è un tipo di musica di facile ascolto e poco elaborata, spesso ridotta a semplice intrattenimento e destinata al consumo di massa.
La fine della II Guerra Mondiale porta un cambiamento di pensiero che proseguirà anche durante il periodo della Guerra Fredda. L’origine del pop è strettamente collegata a questo cambiamento di visione: la nascita di apparecchiature digitali sempre più avanzate, hanno dato al popolo la possibilità di sviluppo e nuova speranza, che infondono nella nuova generazione un desiderio di rivalsa e rinascita spirituale. Dagli Stati Uniti, la Pop Music fece successivamente la sua comparsa anche in Europa, a metà degli anni ’60, grazie ai.
The Beatles che costituirono un vero proprio fenomeno per la musica britannica, esportandola in tutto il mondo. Per quanto riguarda l’Italia, in quegli anni andava espandendosi la cosiddetta musica leggera, che proponeva cantautori e parolieri molto apprezzati. L’ascesa mondiale di questa musica è stata possibile grazie a trasmissioni radiofoniche e televisive che senza sosta proponevano canzoni di facile ascolto: attraverso la musica pop, gli artisti riuscivano ad esternare sotto forma di brani argomenti quali l’amore; è proprio per questo motivo che il genere cominciò a dilagare ed a conquistare nel giro di poco tempo un vasto pubblico.
La pop music inizia ad avanzare a passi molto lenti inizialmente negli Stati Uniti e via via anche in Europa, infatti è proprio con i britannici The Beatles che il genere si diffonde, facendo della band l’idolo dei teenager di tutto il mondo. Sui giradischi dei teenager, accanto al rock del leggendario Elvis Prestely, cominciano a passare canzoni dal ritmo dinamico e divertente e fu proprio in quel periodo che la musica pop ha affondato le sue radici. È tra la metà degli anni ’70 e la fine degli anni ’90 che la musica pop detta lo stile e dona al mondo i personaggi più capaci e stravaganti proprio del genere in causa, personaggi persuasivi e molto abili a influenzare la massa. È quindi il momento di Abba, Bee Gees, Elton John, David Bowie, Donna Summer e via dicendo.
Negli anni ’80 si assiste all’ascesa di artisti destinati a segnare la scena musicale internazionale: con Madonna e Michael Jackson il fenomeno del divismo produce i suoi massimi risultati, raccolti poi da artisti come Britney Spears e Christina Aguilera, o le boy e girl band, come Take That e Spice Girls. Il miglioramento del tenore di vita dà alle nuove generazioni una capacità di consumo e un’autonomia di comportamento prima sconosciute. Date queste circostanze, le case discografiche vedono nell’emancipazione giovanile una terra fertile per nuovi prodotti. Il mercato si lega non più solo alla musica dell’artista ma anche alla sua immagine. Per questo il pop influenza profondamente il panorama musicale, il costume e la moda. Ad oggi, l’impatto di questi “prodotti discografici” sulle masse non è per niente cambiato, basta pensare ad un Justin Bieber.
One Direction: i fans li inseguono su e giù per l’Italia, quando e se vengono, fino a mobilitare un’intera città, se non addirittura all’estero, nella speranza di raccogliere un autografo, uno sguardo, o di vedere dal vivo, per un solo attimo, i propri idoli. Un team di ingegneri elettronici (Matthias Mauch, Robert M. MacCallum, Mark Levy e Armand M. Leroi) della Queen Mary University e dell’Imperial College di Londra, hanno condotto una ricerca ripercorrendo la storia del pop, riscontrando che il genere ha subito diversi cambiamenti, tanto da parlare di 3 rivoluzioni datate rispettivamente 1964, 1983 e 1991; inoltre, hanno individuato il momento preciso della scomparsa degli accordi blues o jazz in favore alla nascita della disco, a cui poi seguì l’affermazione recente di nuovi generi, primo fra tutti l’hip hop.
Il team sopra citato è arrivato a questa conclusione, dopo aver analizzato armonia, timbro e tonalità di oltre 17mila canzoni, estratte dalla US Billboard Hot 100 e rappresentative di mezzo secolo di musica, dal 1960 al 2010. La ricerca, pubblicata sulla rivista Royal Society Open Science, viene condotta dai ricercatori anche per sfatare un mito: quello secondo cui la musica Pop ad oggi sarebbe ormai diventata tutta uguale. La risposta della scienza è chiara e semplice: no. Sempre di più sono molte le persone secondo cui la musica non fa altro che diventare sempre peggio, ma con la ricerca che ha condotto questo team di esperti non si sono trovate prove di supporto a questa teoria, anzi, addirittura la diversità della musica prodotta oggi è pari a quella prodotta 50 anni fa. La prima rivoluzione secondo il team di esperti è datata 1964, nel pieno della British Invasion di gruppi come i Beatles e Rolling Stone, che hanno aggiunto diversi accordi rock nel genere pop.
Successivamente, nel 1983, viene rilevata la seconda rivoluzione grazie alla diffusione di nuove tecnologie quali sintetizzatori, campionatori, batterie elettroniche e altri strumenti. Infine, quando il rap e l’hip hop sono diventati mainstream: 1991, questa è la rivoluzione più significativa. Una delle dinamiche che i ricercatori hanno attentamente osservato è stata l’evoluzione dell’armonia: i due generi presi in considerazione ne hanno davvero poca ed infatti tendono a far leva sul linguaggio e sul ritmo. Ad oggi è possibile ascoltare una canzone pop con poca o senza armonia. Tutti questi cambiamenti nella musica pop, hanno portato l’affermarsi di generi, tra cui, appunto, il rap e l’hip hop che sono molto in voga al momento tra i più giovani, e la nuovissima trap, che bene o male, criticata o meno, tutti sanno e conoscono.
In Italia, oggi, sembra che sulle piattaforme digitali varie esistano solamente i tre generi sopra citati nelle classifiche, ma approfondendo bene il discorso, sono risalita ad una ricerca che IFPI ha condotto tra l’aprile e il maggio 2018 in una fascia d’età compresa tra i 16 ed i 64 anni in praticamente tutto il mondo, tra cui anche l’Italia. Nel documento, Music Consumer Insight Report (IFPI, 2018), si enuncia che nonostante rap/hip hop/trap siano onnipresenti in qualsiasi paese del mondo e che per alcuni paesi siano i generi che li rappresentino meglio come l’America con il rap/hip hop, il genere musicale più ascoltato è il Pop: si classifica al primo posto con il 64%, segue il Rock 57%, poi la Dance/Eletronic/House 32%, le varie colonne sonore 30% e successivamente Hip Hop/Rap/Trap 26%.
Secondo l’opinione pubblica, facendo di tutta l’erba un fascio, il genere che sto trattando per questo essay, sembrerebbe frivolo, superficiale, insulso ed addirittura insensato. Per qualche strana ragione, molte persone, parlando con molto leggerezza, pensano che le pop star femminili siano delle vere e proprie dive e che non aggiungano nulla di sostanziale alla musica o alla nostra cultura. Ovviamente tutto ciò è senza senso: contrariamente alla credenza popolare, le pop star danno un considerevole contributo allo società, oltre a sfornare hit. Oggi, molti dei problemi più discussi al telegiornale e sul web, come diritti civili e diritti LGBTQ, ma anche problemi sociali vari sempre più frequenti, sarebbero molto diversi senza le diverse piattaforme (principalmente Instagram e Facebook) che usano le celebrità per discuterne, avendo quasi sempre un dialogo aperto con i fans, in modo da condividere e scambiarsi opinioni.
Madonna, considerata Regina del Pop per il suo sound e stile in continua evoluzione, è esplosa su una scena puramente religiosa e patriarcale negli anni ’80, ed è proprio per questo che i suoi primi inni femministi come ‘Express Yourself’ e ‘Papa Do not Preach’ sono così importanti. Stava scatenando conversazioni pubbliche che la maggior parte delle persone temeva di avere in privato. Ha continuato a farlo assumendo politica sessuale con ‘Like a Prayer’ ed “Erotica”, ma forse il più grande contributo sociale di Madonna è stato il suo attivismo verso LGBTQ, anticipando tutti coloro che hanno successivamente aderito alla causa. In un momento in cui il paese era prevalentemente “anti-gay” stava difendendo e parlando di omosessualità: sosteneva l’educazione la prevenzione dell’HIV/AIDS quando da gran parte della gente veniva considerata ‘malattia dei gay”.
Anche Cher, oltre ad essere una delle più grandi alleate pop della comunità LGBTQ, si impegna dal punto di vista umanitario. A gennaio del 2016, la cantante, ha donato oltre 180.000 bottiglie d’acqua a Flint, nel Michigan, nel bel mezzo della crisi idrica della città: questo tema sta molto a cuore alla cantante perché ha recitato da protagonista di un film intitolato appunto “Flint” riguardante l’incidente. È anche una sostenitrice molto determinata del femminismo: un grande passo per lei è stato partecipare e poter parlare alla “Women’s March”, rivelatasi poi un vero e proprio successo. Beyoncé, con il suo omonimo album del 2013, ha iniziato un capitolo entusiasmante per il pop socialmente consapevole.
Il femminismo, da 5 anni a questa parte, è diventato il messaggio principale di Beyoncé, che ha preso forma agli MTV Video Music Awards 2014 esibendosi durante “Flawless”, e dietro di lei solo una schermata nera con una scritta bianca “FEMINISM”. Socialmente, è un vero e proprio punto di arrivo quando artisti così importanti, come Beyoncé, scelgono di addentrarsi in progetti che possono produrre un sostanziale cambiamento. Successivamente, Queen B, ha allargato il suo progetto con “Lemonade” dello scorso anno: il messaggio del disco era fortemente femminista, ma ha principalmente colpito le donne di colore: la canzone “Formation”, all’interno dell’album, è ampiamente riconosciuta come inno per il movimento Black Lives Matter.
Demi Lovato, approdata nel mercato inizialmente come star di Disney Channel, è stata fin da subito molto aperta riguardo alle sue lotte personali: a18 anni, la cantante entrò in riabilitazione per diversi problemi, tra cui autolesionismo, disturbi alimentari e depressione; durante la rehab le fu diagnosticato addirittura un disturbo bipolare. Nel luglio 2016, alla “Democratic National Convention”, Demi ha parlato a cuore aperto della realtà di vivere con malattie mentali. Nel luglio di due anni dopo, la cantante è stata trovata nella sua abitazione in overdose di eroina. Circa un mese prima del fatto, aveva pubblicato un singolo molto intimo “Sober”, in cui si scusava per aver rotto il suo voto di sobrietà, dopo sei anni per la prima volta.
In passato, la giovane star, aveva lottato più volte contro la sua dipendenza da droghe e alcol, che l’avevano costretta anche a un periodo di riabilitazione. La sua trasparenza sta davvero aiutando la gente con problemi come i suoi a farsi aiutare e ad eliminare i pregiudizi. Rihanna, fin dagli esordi della sua carriera è stata un’attivista convinta: il suo obbiettivo principale è da subito stata l’educazione e la prevenzione dell’HIV/AIDS. Nel dicembre 2016, lei e il principe Harry, sono stati sottoposti ad uno screening pubblico nel quale venivano sottoposti ai test per l’HIV nel tentativo sfatare la malattia e incoraggiare gli altri a fare lo stesso. In precedenza, la cantante collaborava con MAC per raccogliere fondi per l’educazione sull’HIV/AIDS. Oltretutto, una volta aperte le sue due aziende, Fenty e Savage x Fenty, cosmesi e intimo, rispettivamente, si è addentrata nella donazione per molteplici cause.
L’industria musicale è sempre stata sinonimo di moda, tanto che alcuni artisti hanno creato i loro propri brand ed altri concluso collaborazioni con famosi brand. Quello che era iniziato con collaborazioni sporadiche, come la linea di abbigliamento di Madonna con Macy’s, Material Girl, o le capsule collection di Justin Bieber x H&M, si è trasformato in un’industria multi-miliardaria dove tutti, da Rihanna, con le sue molteplici linee, a Victoria Beckham che sfila in passerella in tutte le sfilate della Fashion Week. Questi sono solo alcuni dei numerosissimi esempi possibili. Andando in ordine cronologico dei nomi sopra citati, troviamo per prima Victoria Beckham: ex Posh Spice, poi moglie di David Beckham, poi stilista di successo. Le sue creazioni, oggi, sfilano in passerella durante la fashion week di Parigi, Milano e New York. Il marchio “Victoria Beckham” per l’appunto, nasce nel 2008 con una serie limitata di costosissimi abiti.
I riconoscimenti arrivano molto presto per Victoria: la stampa specializzata non fa altro che elogiarla, il fatturato continua ad aumentare sempre di più, e gli è addirittura stato conferito il premio “Designer Brand”, categoria speciale del British Fashion Award. Successivamente, Madonna in collaborazione con la figlia 13enne Lourdes, nel 2010, collabora con Macy’s per firmare una linea di abbigliamento e accessori pensata appositamente per le ragazzine. La collezione era totalmente ispirata dagli stili di abbigliamento degli anni ’80: il nome della linea “Material Girl” non a caso prende spunto dal celebre successo del 1985 della Regina del Pop che all’epoca rivoluzionò le tendenze stilistiche, soprattutto grazie ai suoi videoclip e all’esibizioni sempre al limite dell’eccesso e della trasgressione.
Troviamo, nello stesso anno Justin Bieber e Rihanna, in due progetti non molto simili. Justin Bieber, ha collaborato per due volte consecutive, a distanza di pochi mesi, con H&M, nell’intento di creare una mini collezione di capi esclusivi relativi al suo tour: “The Purpose Tour” e successivamente “Stadium Tour”. Il logo e il concept visivo dei capi è stato molto simile per entrambe le collezioni: t-shirt con viso dell’artista stampato, numerose felpe con e senza cappuccio, magliette e pantaloni.
Ovviamente, parlando di Justin Bieber, il tutto è andato sold out in pochissimi giorni. In maniera diversa fa Rihanna: dopo il successo avuto grazie alla sua collaborazione con Puma, per la quale ha disegnato a una serie di capi sportivi, e della linea di cosmesi Fenty Beauty che secondo il TIME è una delle migliori invenzioni del 2017, Rihanna ha deciso di mettersi nuovamente in gioco creando una linea di lingerie, Savage x Fenty. Rihanna ha optato per un business inclusivo, dedicato quindi alle donne di qualsiasi taglia. Il brand, che è approdato sul mercato l’11 maggio 2018, a distanza di 4 mesi ha sfilato sulle passerelle newyorkesi durante la settimana della moda.
Ogni anno vengono rilasciate migliaia di canzoni. Di tutte quelle canzoni, solo poche otterranno notorietà, e, molto probabilmente con il passare del tempo saranno ancor meno ricordate. Solo i pezzi veramente buoni verranno rievocati nel tempo. Tutti ricordano “Thriller”, canzone per cui viene ricordato Michael Jackson, pubblicata nel 1982. Ma, analizzando i fatti, quante canzoni sono passate in radio lo stesso anno e che poco tempo dopo sono finite nel dimenticatoio? Solo il tempo saprà dirci se brani come “Uptown Funk!” Di Ronson ft. Bruno Mars o “Thinking Out Loud” di Ed Sheeran tra vent’anni saranno considerati ancora buoni.
Quando passano un pezzo in radio, le prime dieci volte che lo ascolti lo inizierai a canticchiare, alla ventesima volta che lo ascolti saprai più o meno il testo fatto e finito. Tutto questo perché più la canzone è ripetitiva, più per il nostro cervello diventa accattivante, più diventa semplice da imparare e più ci piace: studi scientifici lo dimostrano. Forse questa è la motivazione per cui ci sono alcune canzonette che ci entrano in testa, senza motivo preciso, quando magari non ci piacciono neanche. Però, tutte queste canzoni ripetitive e accattivanti sono anche molto difficili da scrivere. Per ogni “Shake It Off”, canzone super ripetitiva e semplice, ci sono migliaia di “Wannabe” che non riescono nel loro intento per un motivo o l’altro. È proprio per questo che penso sia giusto dare credito ad artisti come Taylor Swift, Katy Perry o Jason Derulo, che piazzano nel mercato costantemente canzoni dal testo semplice, ripetitive il giusto per catturare l’orecchio degli ascoltatori radiofonici.
È, inoltre, molto importante fare una nota di merito ai cantautori del pop come Sia, che sono in grado di scrivere canzoni per persone diverse, riuscendo ad adattarsi alla personalità e alla mente della persona per cui sta scrivendo. Un esempio concreto, è la canzone “Diamonds” che Sia ha scritto su misura per Rihanna. Con questo essay, la mia intenzione fin da subito, è stata quella di sfatare miti riguardo questo genere di musica, dal “è troppo banale” a “ascolti sempre la stessa roba” e a “quella che ascolti non è musica”. Ho cercato di analizzare, a grandi linee l’evoluzione della pop music seguendo una linea temporale ben precisa. Ovviamente, ci sarebbe stato molto di più da dire, ma ho cercato di sintetizzare il tutto al massimo delle mie capacità e possibilità tramite un discorso scorrevole e ben definito. Concludo dicendo, mi piace la musica pop.
Nascita Della Pop Music. (2021, Dec 14). Retrieved from https://paperap.com/nascita-della-pop-music/